lunedì 9 luglio 2012

E' online il mio primo (e ultimo giuro) sito: Lapo De Carlo

Vai sul mio nuovo sito ( e blog)
www.lapodecarlo.com

venerdì 25 gennaio 2008

Cinegiornale


Il giornalismo è un mestiere spesso travisato nelle sue modalità deontologiche. Si vuole che il giornalista sia onesto e svolga un servizio pubblico, mettendo nel suo lavoro passione, onestà appunto e che esponga i fatti senza complicarne le scaturigini.

C’è molta retorica attorno alla figura del cronista, perché si tratta di un personaggio omologato dalla letteratura e soprattutto dal cinema, che gli ha affidato il compito di testimone a carico o in difesa di numerosi argomenti.
Nel cinema il giornalista è una figura multiforme, che si batte per una sorta di idealismo e talvolta muore a causa del medesimo.

Oppure l‘esatto contrario: è un cinico al servizio di un fine spesso personale, svolgendo il suo lavoro sottraendosi ad ogni illusione. Lo stravolgimento è la conseguenza delle modificazioni che ha subito e subisce la società in genere.

Ma anche il giornalismo nella storia ha distrutto o esaltato il cinema, prima svalutandone l’importanza, relegandolo ad una funzione legata unicamente all’intrattenimento. Poi consegnandogli, attraverso il certificato di capolavoro dato ad alcuni film, il ruolo di straordinario narratore, indispensabile per capire meglio aspetti importanti delle vicende umane.
Ma il mestiere di giornalista è difficile da interpretare anche da chi pratica la professione, come dimostra il recente: Leoni per agnelli, dove Meryl Streep è una reporter televisiva
frustrata dal fatto che le è stata data una notizia da un politico ambiguo (Tom Cruise) proprio per usare la televisione per cui lavora come mezzo di propaganda
Il film di Robert Redford mostra il lato debole di una professione combattuta spesso tra il desiderio di essere indipendente ed equidistante dai fatti e la dipendenza da un' informazione che deve essere data nonostante i dubbi etici. E soprattutto, per una volta, dimostra comprensione verso chi fa questa professione.
Ma la galleria di giornalisti mostrati dal cinema ha avuto un’ evoluzione.
La parte del leone la fa il cinema americano: il giornale ed il giornalista compaiono fin dall’epopea, solo cinematografica, western, in cui è rappresentata una società in grande sviluppo e naturalmente il giornalista è il testimone ideale. Il film che meglio identifica questa dimensione è: L’uomo che uccise Liberty Valance. La vicenda, tutta in flashback, è raccontata ad un giornalista che ha modo così di pronunciare la frase fatidica, che risolve più di mille congetture sull’epopea western: “Se la leggenda diventa realtà, stampa la leggenda!”
Facciamo un balzo in avanti, con gli Stati Uniti ormai consolidati come nazione guida, che fa leva sullo spirito democratico. Il giornalista è per qualche tempo un eroe tout court. Si imbarca in inchieste pericolose o inquietanti. Esemplare Humphrey Bogart nel ricoprire questo ruolo in più di un film. Il riferimento va in particolare a “L’ultima minaccia”: celebre la battuta finale di Bogart, direttore di un giornale minacciato da un criminale, che al telefono sente il rumore delle rotative che, come egli ignora, stanno stampando un articolo che lo inchioda alle sue responsabilità. L’uomo chiede cosa sia quel frastuono e Bogart ha modo di pronunciare l’altra frase fatidica: ”E’ la stampa bellezza, è la stampa e tu non puoi farci nulla”.
E’ l’affermazione di un ruolo che sposta la cognizione di giustizia, divenendo lei stessa il braccio della legge. Un’affermazione tanto retorica, quanto necessaria.
Nella storia esiste, però un film che ha dato origine al rapporto conflittuale tra cinema e stampa trascinandolo dalla celluloide alla vita reale: Quarto potere: Dal racconto del venticinquenne Orson Welles, che ispirandosi alla vita del magnate del giornalismo W. Randolph Hearst racconta le vicende di Charles Foster Kane, mostrando l’epica di un mestiere che sembra non avere confini.
Hearst fece di tutto per impedire l’uscita del film, considerandolo un attentato alla sua personalità e quando uscì nelle sale, attraverso i suoi giornali scatenò una campagna contro Orson Welles e la pellicola.
In L’asso nella manica la violenza della notizia è venduta come se fosse un vero prodotto ed il giornalista Charles Tatum sa come rigirarla e ricavarne il massimo pur trattandosi di una notizia di cronaca locale, gonfiata ad arte fino al dramma finale.
Quando la città dorme racconta invece le vicende di alcuni caporedattori ai quali il proprietario del giornale in cerca di un direttore scatena una lotta intestina, che indicherà il vincitore in colui il quale sarà in grado di scoprire l’identità di un serial killer. E il giornalismo visto dall’interno in una visione poco rassicurante.
Un altro film che declina la figura del giornalista senza etica e in delirio di onnipotenza è Piombo rovente dove Burt Lancaster interpreta magistralmente un noto giornalista newyorchese che usa tutto il suo potere per screditare il fidanzato della sorella, verso la quale nutre una gelosia morbosa.
Anche ne Il corridoio della paura viene raffigurato un'altra forma di giornalismo d’inchiesta ma anche l’ossessione e l’ambizione che può catturare chi fa questo mestiere.
Nel cinema entra anche la cronaca di fatti storicamente rilevanti come in Tutti gli uomini del presidente che racconta la nota vicenda dei due giornalisti del Washington Post che costrinsero alla resa Nixon scatenando il celebre “Watergate”. Il giornalismo come arma di giustizia assoluta. Esattamente come racconta Capricorn one, vero e proprio cult in cui un giornalista conduce un’inchiesta su una missione spaziale spacciata come reale e invece simulata in studio.
Il giornale usato anche come strumento del male: accade in Zodiac, in cui un killer che terrorizza la zona di San Francisco sceglie un quotidiano per celebrarsi. Uno schema già visto parecchie altre volte prima del film di David Fincher, con la differenza che in questo caso la storia è vera fin nei minimi particolari. Ad una pellicola tanto accurata si allega anche Maledetta estate paradigma di tutti i giornalisti coinvolti in prima persona da qualche serial killer, che sceglie il cronista avendo individuato in lui la persona in grado di rendere epiche le sue imprese criminose.
Più recentemente Good night and good luck ha esaltato la figura del giornalista In particolare quella di Ed Murrow, il quale attraverso la televisione (la CBS) condusse una battaglia per la verità contro il senatore McCarthy, che flagellava soprattutto il mondo della cultura americana con le liste di proscrizione contro i comunisti.
Se esiste, però un film manifesto sulla professione quello è Front page, che non a caso ha avuto altri tre remake in 50 anni. Il cinismo, specie nella versione di Billy Wilder del 74 è l’elemento determinante delle varie edizioni di “Prima pagina”(Front Page).
La ragazza del venerdì e Cambio marito le altre due.
E arriviamo a Quinto potere. Ispirato capolavoro che denuncia il potere della televisione e i meccanismi perversi che regolano l’ascolto. Impressionante anche per come il tema sia attuale oggi più di ieri. Ma la stampa si divide e accoglie il film criticandone gli eccessi nel modo di rappresentare la televisione.
Esiste anche un cinema che ha coniugato, a volte letteralmente, giornalista e amore.
I risultati più felici sono: 10 in amore una commedia che evidenzia le radici morali del miglior giornalismo, impartite da un Clark Gable che all’inizio del film snobba la teoria dei corsi sul giornalismo a favore della pratica del mestiere. Poi, in parte, si redime grazie all’amore per Doris Day.
Scoppia l’amore invece in Inviati molto speciali tra Nick Nolte e Julia Roberts.
L’amore è una cosa meravigliosa: un melodramma autobiografico di una scrittrice che si innamora di un giornalista o per meglio dire di un inviato speciale. Emblematica la battuta di William.Holden, al quale la protagonista chiede quale sia la differenza tra un giornalista e un inviato speciale. La risposta di Holden è: “200 dollari alla settimana”. E così ha modo di rafforzare la visione cinicamente rassegnata della categoria.
Negli anni 80 il cinema scopre la figura dell’inviato, meglio ancora se corrispondente di guerra e lo racconta con almeno 4 film di assoluto valore come Salvador, Un anno vissuto pericolosamente, Sotto tiro e Urla nel silenzio. Tanto importanti da meritare molto più spazio.
Importante anche Qualcosa di personale ovvero la visone romantica, che mostra il giornalista televisivo come una sorta di tutor di una bella candidata e che muore per essere presente dove il pericolo è maggiore
Anche l’Italia negli anni, pur limitatamente, produce alcuni film in cui la figura del giornalista dapprima è utilizzata come strumento narrativo e successivamente mettendone a fuoco le contraddizioni. Accade soprattutto in film come Lettera aperta ad un giornale della sera che in realtà utilizza una lettera spedita ad un giornale per un dibattito sui temi della guerra (all’epoca il Vietnam) e l’opportunità di partire come volontari. Ma è soprattutto “Sbatti il mostro in prima pagina” a mostrare l’anima nera della stampa, per mezzo di un direttore di un quotidiano che sfrutta un caso di cronaca per diffamare e trascinare nel fango un politico.
Una delle curiosità del film è che il quotidiano in questione si chiamava “Il Giornale, quando ancora non esisteva. Due anni più tardi Indro Montanelli “riparerà” fondandolo.
Si ricorda anche un Montanelli regista di: I sogni muoiono all’alba.
Nel 1977 esce anche Il mostro con Johnny Dorelli che anticipa quella che sarà la parte di Kurt Russel nel già citato Maledetta estate.
In “Stasera niente di nuovo”(1942) la butta sul melodramma. Nel dopoguerra è la Dolce vita a dare lustro al nostro cinema proprio attraverso un Marcello Mastroianni che interpreta un giornalista
Il cinema negli anni ha trovato anche due supereroi uniti dal tipo di professione come l’Uomo ragno e Superman. L'alter ego di Superman, Clark Kent è un giornalista dall’animo mediocre, mentre quello di Spider man, Peter Parker fa il fotografo in un quotidiano, il "Daily Bugle" di cui è direttore il perfido J.J. Jameson, essere tirannico che odia l'Uomo Ragno e approfitta di ogni situazione per organizzare campagne stampa, diffamatorie nei confronti dell’’arrampicamuri. In entrambi i casi la figura del giornalista ne esce con le ossa rotte, salvo per il fatto che Superman si innamora proprio di una giornalista, Lois Lane.
Non si possono citare tutti ma nemmeno dimenticare film come Accadde domani ,una pellicola che parte da un aspetto fantastico: un giornalista che ha come informatore un vecchio collega che gli compare da morto e gli fornisce le notizie del giorno dopo. Grazie a questo il giornale ha un grande successo, il ragazzo fa una veloce carriera ma non senza delle conseguenze. Obiettivo mortale è invece un inno allo scoop con un Sean Connery, anchor man spericolato, che mostra del giornalismo il lato fisico e la spregiudicatezza
Menzione speciale per Cronisti d’assalto che come pochi altri film mostra in modo realistico la vita di una redazione e il lato privato del giornalista.
Dello stesso tenore anche Dentro la notizia che ha gli stessi ingredienti ma si svolge in un network televisivo.
Dopo tutti questi anni il cinema sembra aver cominciato a mostrare rispetto verso i media raccontandoli con più attenzione ai particolari e alla veridicità. Di contro lo stesso cinema ha un interlocutore sempre più attento ai messaggi che il cinema riesce a mandare.

martedì 22 gennaio 2008

Tifosi di superficie


E' tornata la cara vecchia polemica inutile. Basta qualche decisione arbitrale pro-Inter ed otteniamo un alterazione genetica della percezione reale: ecco perciò Juventini che gridano:"ladri" agli interisti, romanisti che dicono all'Inter di essere come la Juve, ma gli juventini si arrabbiano e dicono di essere come la vecchia Inter, i milanisti che non credono ai loro occhi e sostengono di essere virtualmente ad un solo punto dai nerazzurri senza aiutini. E pensare che fino a 3 giorni fa per tutti l'Inter era la squadra più forte del mondo. Ecco comunque il frasario del tifoso obiettivo tra virgolette:

1) Se sei onesto devi ammettere che…( di tutte è l’espressione più ricorrente e subdola)
2) Sapete solo fare le vittime (espressione abbonata al tifoso nerazzurro, ora di proprietà comune)
3) Calciopoli è stata solo una farsa (un indultino morale alla squadra del cuore coinvolgendo furbamente anche le altre non lo si nega mai)
4) Abbiamo pagato solo noi (che fa il paio con la frase qui sopra)
5) Moggi non era il più corrotto ma solo il più furbo (Lucianone ha così tanti figli che la famiglia Bradford impallidirebbe)
6) Com’è che solo l’Inter non ha pagato… La calunnia è un venticello
Un'auretta assai gentile
Che insensibile sottile
Leggermente dolcemente
Incomincia a sussurrar.
Piano piano terra terra
Sotto voce sibillando
Va scorrendo, va ronzando,
Nelle orecchie della gente…

7) Mi sembra strano che…(introduzione disperata eppure molto frequentata dai tifosi che lanciano la calunnia in assenza di prove)
8) L’Inter non ha mai fatto nulla di male…(beh, beh…proprio niente niente..)

9) “scandaloso”,” vergogna”,” è uno schifo”, “il calcio è morto!”
(locuzioni di natura politica usate forsennatamente anche nel calcio fino a perdere il senso dell’espressione)
10) La numero 10 la indicate voi..si accettano suggerimenti


Comunque vada sarà un insuccesso, perciò la butto in vacca e confido nell’ironia che qualcuno porta ancora in dote. Qualche barzelletta a tema:

Ho visto l'arbitro di Inter-Milan fischiare un rigore per la Juventus!


Ma gli arbitri sono tutti cornuti?
Anche quelli celibi?

Un arbitro di calcio si reca da una maga per interrogare il suo futuro.
La maga dopo aver consultato la sua sfera di cristallo gli rivela:
"La vedo sopra un grande campo verde che corre, corre, a destra e poi a sinistra e poi ancora a destra, sempre a zig zag.
E dietro di lei una grande folla urlante...".
Allora l'arbitro, livido in volto, chiede ansioso:
"E ho abbastanza vantaggio?".


Totti va in trasferta con la squadra per una partita di beneficenza in un paesino sperduto.
L'unico albergo è alquanto fatiscente ed al
momento dell'assegnazione delle stanze il portiere chiede a Francesco:
- Vorrebbe una stanza con acqua corrente?
Francesco ci pensa e poi fa:
- Perché? Te sembro 'na trota???


Stadio Olimpico. Derby Roma - Lazio.
Poco prima della partita, un tizio vede in piedi davanti a sè un posto proprio al centro della tribuna, ancora libero, mentre il suo è quasi dietro un pilone.
Si avvicina al posto e chiede al tipo a fianco: "E' libbero 'sto posto?".
E l'altro: "Beh, sarebbe er posto dell'abbonamento de mi mojje, ma lei ormai è morta, così... accomodate".
"T'aringrazzio. E dimme 'n po', com'è che nun l'hai prestato a'n parente, l'abbonamento?".
"Magara domenica prossima: oggi so' iti tutti ar funerale..."

Dovete scusarmi, ma per me l'egiziano e' arabo.
(Nando Martellini).

Un matto salito sul tetto del manicomio minaccia di gettarsi di sotto.
Gli infermieri accorsi nel cortile gli gridano: "Non farlo! Pensa ai tuoi figli".
"Non ho figli".
"Allora, pensa ai tuoi genitori".
"Sono morti".
"Pensa alla Roma".
"Non me ne frega niente della Roma".
"E allora buttati, sporco Laziale!".

Elefanti contro Insetti.
Al fischio d'inizio gli Elefanti partono all'attacco e in breve il punteggio è di 2 a 0.
Gli Elefanti continuano il pressing e alla fine del primo tempo il risultato è 9 a 0.
Negli spogliatoi l'allenatore degli insetti cerca di rincuorare i suoi e prima di ritornare in campo annuncia la sostituzione del centravanti: al posto della lucciola entra il millepiedi.
Il secondo tempo vede la rapida rimonta degli Insetti, proprio grazie all'abilità del millepiedi e la partita finisce con la vittoria finale degli Insetti per 9 a 10.
L'allenatore degli Elefanti, ancorchè a malincuore, va a congratularsi con l'allenatore della squadra avversaria:
"Bravi, siete i migliori, grazie soprattutto alla punta che avete inserito in squadra nel secondo tempo.
Ma come mai un giocatore così formidabile, non lo mettete in campo gia' nel primo tempo?".
E l'allenatore degli Insetti: "E' impossibile! Prima che si allacci le scarpe... ".


"In Brasile ci sono solo prostitute e calciatori".
"Vorrei ricordati che mia moglie e' brasiliana!".
"Aaah... e in quale squadra gioca?".

venerdì 14 dicembre 2007

giovedì 22 novembre 2007

Il silenzio è d'oro


Bocca mia statti zitta...(ancora un pò)

lunedì 8 ottobre 2007

Faccio cose, vedo gente...

E' stato un mese vissuto al di sotto della linea di galleggiamento, con un binocolo per individuare tracce di vita lavorativa, un decrittatore di linguaggi inesplorati (solo da me) come quello dei bloggers, chatters (somigliano ai nomi delle bande di West side story) e forumisti.
E ora scrivo perchè...digito ergo sum

venerdì 7 settembre 2007

La replica


Pronta risposta di Mazzocco alle mia intervista, rilasciata il 25 agosto.
Non ho inteso fare un attacco agli editori in questa sede ma non mi sono certo trattenuto dal dire quello che provavo. Mi lasciano sconcertato alcune dichiarazioni, una delle quali è: "non è vero che non c’erano state, in assoluto, avvisaglie relative a una possibile conclusione dell’attività di Radio Milan Inter. Lo fa capire lo stesso De Carlo."
Infatti, come ho detto nell'intervista, ho chiesto all'editore se le ennesime voci fossero vere. Dico "ennesime" perchè, da che lavoro in questo campo, ci sono sempre state indiscrezioni che facevano pensare al peggio.
Ho chiesto quindi se queste indiscrezioni (che non parlavano del gruppo l'Espresso) fossero vere e come ho detto non ho avuto conferma dagli interessati. Punto.
Come ho avuto modo di dire a Mazzocco, oltre a lasciarci tutti in questa situazione, senza, ripeto, nessun preavviso, lui scarica anche la responsabilità della comunicazione e sostiene che invece questa ci fosse stata, anche solo sotto forma di voce, appunto.
Secondo questa tesi io, o chiunque fosse stato a conoscenza della voce, avrebbe dovuto nell'ordine: chiedere lumi alla proprietà (cosa ce vniva puntualmente fatta con smentita), avvisare ogni mese e mezzo o due mesi (questa la cadenza delle cassandre) la redazione e sperare che non fosse vero. Allegria.
Il resto smentisce alcune mie considerazioni ma ci mancherebbe che le avesse confermate. Sulla questione ascolti, pc portati in un magazzino ( se sono a Padova da loro perchè non mi ha avvisato?) è perfettamente inutile che io gli replichi, lo farò casomai al telefono. Ma ho trovato inopportuno il sarcasmo sulle persone che ha lasciato a casa. Avere un contratto a progetto non significa essere insignificanti ma solo avere un rapporto in cui sei meno protetto. Quell'ironico "sul lastrico" mi ha fiaccato.






Radio Milan Inter: la risposta della proprietà



La nostra intervista a Lapo De Carlo sulla chiusura di Radio Milan Inter ha provocato l’immediata reazione di Massimo Mazzocco del gruppo di Radio Padova (più che Radio Company), che gestiva l’emittente e che ringraziamo, per prima cosa, per l’attenzione dimostrata al nostro sito e la disponibilità a rispondere alle nostre domande. Doverosamente, riportiamo anche la sua versione dei fatti…

Mazzocco, lei è il manager che si occupava per conto della proprietà (Radio Padova) della gestione di Radio Milan Inter. Cosa ribatte alle affermazioni di De Carlo?

Intanto non è vero che non c’erano state, in assoluto, avvisaglie relative a una possibile conclusione dell’attività di Radio Milan Inter. Lo fa capire lo stesso De Carlo.
In effetti, la decisione è stata sofferta ma alla fine la proprietà si è convinta che non fosse possibile andare avanti, perché le spese di gestione erano davvero troppo elevate e la risposta a livello commerciale di Milano al nostro progetto era stata effettivamente troppo ‘modesta’.
Presa la decisione e cedute le frequenze, ci siamo preoccupati anche di recuperare i beni materiali presenti in sede a Milano e le modalità dell’operazione sono derivate solo da fatto che era quasi Ferragosto e si poteva fare tutto solo con l’unica ditta (padovana) che avevamo rintracciato con disponibilità per quel giorno. Per questo i computer e il resto sono poi stati trasportati in un magazzino in Veneto.
Ma proprio ora, dopo il periodo estivo, la situazione si è ‘normalizzata’ e sarà possibile accedere ai computer presso la nostra sede, dove adesso si trovano.
Ma soprattutto c’è un punto che mi preme precisare: i numeri sui dipendenti che sarebbero stati lasciati ‘sul lastrico’ non sono esatti. Radio Milan Inter dava lavoro, in effetti, a 14 persone (compresi i giornalisti) e i dipendenti erano solo quattro; gli altri erano collaboratori ‘a progetto’.

Perché questa chiusura e adesso non c’è proprio più nulla da fare?

Mi creda, abbiamo creduto in questo progetto e abbiamo investito, anche nel tempo, come lo stesso Lapo De Carlo riconosce. Ma alla fine la proprietà ha ritenuto che non ci fosse più la possibilità di andare avanti, per il passivo troppo elevato e la mancanza di prospettive vere. Ci ha deluso il fatto che Milano non abbia saputo reagire nel modo giusto a un progetto innovativo, che poteva trovare sostenitori, anche economici (soci), in città.
Anche gli ascolti erano stati modesti. A parte la singola punta bimestrale dei 107.000 ascolti, a lungo non siamo stati pubblicati perché ‘non significativi’ e la media alla fine non andava oltre i 70.000.
La proprietà ha deciso di conseguenza e per noi, purtroppo, il discorso è chiuso e lo dico con rammarico e dispiacere. Almeno al momento, non vedo possibile una rinascita del progetto e dell’idea.

(Mauro Roffi)

Intervista su Millecanali


L’improvvisa chiusura di Radio Milan Inter



Ferragosto ha portato un triste ed improvviso evento a Milano, con la chiusura repentina di Radio Milan Inter, unica antenna sportiva milanese, e contemporanea cessione delle frequenze ad Elemedia. E le modalità sono state anche sconcertanti…

D’estate, si sa, i temporali provocano disastri. Arrivano d’improvviso quando meno te li aspetti e gli effetti spesso sono devastanti. Più o meno quello che è successo anche nell’etere milanese dove, il 14 agosto, Radio Milan Inter, la prima emittente sportiva parlata 24 ore al giorno (senza musica) e pensata in particolare per gli appassionati delle due compagini calcistiche milanesi ha interrotto bruscamente le proprie trasmissioni. Alle prime luci dell’alba, da quanto si è letto nelle cronache di quotidiani e siti internet, una società incaricata ha provveduto a “liberare” i locali di via Idro a Milano, sede della Radio, prelevando in sostanza tutti i beni presenti (anche quelli personali dei collaboratori) e portandoli, pare, in un non meglio precisato magazzino, probabilmente in Veneto, dove hanno sede gli editori della stessa Milan Inter (legata al gruppo Company di Padova), che da quanto sembra starebbero concentrandosi nella terra d’origine (alcune frequenze nel Nord Italia, anche di una certa rilevanza, sono state cedute a R101).
Portante muta e silenzio per i 91.7 milanesi e le altre frequenze collegate (91.6 a Como e 89.1 a Bergamo). Poche ore dopo, come detto, si è appreso sempre dalla stampa del termine definitivo delle trasmissioni e della vendita delle frequenze ad Elemedia - più precisamente a Radio Capital - per diversi milioni di euro (oltre quattro, secondo alcuni).
Desolante lo scenario per i dipendenti che, come ogni mattina, si apprestavano ad iniziare a trasmettere e che di tale “trasloco” non erano stati avvertiti. Ed ironia della sorte sul sito internet della Radio, a trasmissioni già terminate, continuava a campeggiare l’avviso: Radio Milan Inter cerca collaboratori per la stagione estiva…
Abbiamo incontrato Lapo De Carlo, che della Radio ne era il direttore.


Allora Lapo, come sono andate le cose?

Purtroppo l’editore, la notte tra il 13 e il 14 agosto, ha deciso di portarsi via i computer con i nostri file, i nostri contatti, le agende trasferendoli in un deposito al quale per il momento non abbiamo accesso e non si sa se mai l’avremo.
Avremmo avuto quantomeno il diritto di essere avvisati, ed è inspiegabile agire così mettendo letteralmente sulla strada 15 dipendenti fissi e altri 6 collaboratori.
Nella dinamica questa cosa è gravissima perché fa ritornare agli anni ‘70 quando le fabbriche chiudevano di notte con gli operai lasciati fuori, e non ci sono precedenti recenti nel mondo radiofonico per la modalità in cui è avvenuto. Anche Playradio ha cessato le trasmissioni, ma come noto c’erano state delle avvisaglie ed un diverso “percorso”: non nel nostro caso. E stupisce maggiormente perché gli editori si erano sempre comportati correttamente.

Ma proprio nulla si sapeva?

Avevo personalmente chiesto io all’editore, a metà luglio, conferma di un’ennesima “voce di corridoio”, ma lui ancora una volta aveva prontamente smentito, tornando subito a parlare di lavoro quotidiano, come sempre…
Si tenga conto che solo pochi mesi fa abbiamo cambiato sede con importanti investimenti tecnici ed anche la nostra frequenza di Bergamo è stata collegata solo lo scorso febbraio.

La vita della Radio, in questi due anni e mezzo, ha avuto qualche momento di difficoltà...

Radio Milan Inter in due anni e mezzo di vita è passata dal nulla a 107.000 ascoltatori, una cifra che comunque era destinata a crescere.
Dallo scorso gennaio il nome ha cominciato ad affermarsi e la Arcus, la nostra concessionaria pubblicitaria, si è dimostrata soddisfatta: anche loro erano ottimisti. È chiaro che il passivo ci fosse, ma non si poteva che migliorare, come effettivamente stava succedendo.

Da quel che si dice però, l’editore avrebbe lasciato in quanto i costi di gestione sarebbero stati troppo elevati…

Senza passare per saccente, onestamente davo per scontato che un editore che fa un investimento per creare una nuova Radio ed una nuova struttura immaginasse che all’inizio non ci potessero essere che costi.
Se i costi erano tali bisogna però anche ricordare che questa Radio stava dando dei profitti dal punto di vista d’immagine, creando dal niente qualcosa di importante.
Stavamo migliorando ogni 6 mesi in Audiradio

Immagino la meraviglia e lo stupore per questa decisione, oltre allo sconforto…

Ed alla mancanza di rispetto verso chi ci lavora e per gli ascoltatori, oltre che per il mezzo radiofonico in generale. Ci sono modi e modi di gestire le cose. E io vedo troppe cose che nascono e muoiono al primo soffio di vento.

Se da come dici tutti ne erano all’oscuro, stavate impostando i progetti per la nuova stagione?

Sì, con i responsabili delle squadre cittadine di pallavolo, basket e hockey. Erano accordi già in essere e che stavamo potenziando per i prossimi mesi.
Per altre collaborazioni avevamo contattato giornalisti in tutta Italia ai quali ora non sappiamo come rispondere, anche perché come detto non abbiamo più accesso alle nostre rubriche telefoniche...
Era già stata realizzata una nuova campagna pubblicitaria su Il Giornale e forse alcune affissioni, con i nostri volti. Era davvero tutto pronto.

Com’è l’umore tra i tuoi ex colleghi?

In modo particolare ho due colleghi che sono state le principali vittime… con famiglia e con situazioni difficili.
C’è anche un tecnico del suono che solo un mese fa ha lasciato il suo posto di lavoro per venire a lavorare da noi…
Io personalmente facevo il direttore a tempo pieno ed era la mia unica occupazione: una scelta personale per seguire totalmente la Radio.

Inevitabilmente il paragone va alle Radio romane. Perché lì funzionano e a Milano no?

Me lo chiedono tutti: perché a Roma ci sono 7 Radio e qui nessuna? Perché a Roma le Radio le fanno! Probabilmente in situazioni un po’ meno professionali, ma hanno il coraggio di farle.
Roma dimostra che a volte è possibile lavorare bene con una struttura minima, una redazione, magari su un impianto già preesistente. Se vi è domanda occorre proporre l’offerta senza avere il terrore di sbagliare.
Ci tengo comunque a sottolineare che Radio Milan Inter non ha chiuso per mancanza di ascolti.

Dobbiamo metterci il cuore in pace e pensare che in ogni caso Milano non è Roma?

Anche a Milano la domanda è fortissima e attualmente non c’è nessuna offerta. Non appena c’è stata un’offerta, neanche tanto lentamente gli ascoltatori sono arrivati. E questo con pochissima promozione: si è fatta una sola conferenza stampa e una piccola campagna su ‘City’, ‘Metrò’, ‘Leggo’ e ‘Il Giornale’. Niente adesivi né biglietti da visita. Anche la frequenza di Bergamo non è stata pubblicizzata. E nonostante non lo sapesse nessuno gli ascolti sono arrivati comunque.
Io dico agli editori: possibile che un lavoro ed un dato certo, riconosciuto e attestato su Milano non interessi a nessuno, nemmeno parzialmente?
Io spero se ne possa ancora parlare. I costi di gestione sono sicuramente elevati se si imposta la Radio in un certo modo, ma si può ripartire con costi limitati, purché l’investimento non sia solo di qualche mese, ma sia parte integrante di un progetto imprenditoriale serio.

(Andrea Lombardo)